venerdì, febbraio 08, 2008

..dal diario di una dodicenne


..continua la mia collaborazione con la scuola, sempre più mi accorgo di quanto questa esperienza mi arricchisca e favorisca lo sbocciare di nuovi approcci alla vita.

Se l'umiltà e l'attenzione ci assistono, mentre si crede di insegnare è quando si impara..


Grazie Giorgia, Simone.




SIMONE E IL SUO VIAGGIO IN ISLANDA

Oggi, sabato 17 novembre, è venuto a farci visita Simone, uno degli amici strampalati della nostra professoressa Balboni; infatti lui ha viaggiato in tutta l’Europa con la moto, dormendo in una tenda, da solo e in un posto freddo e isolato come l’Islanda. Alla nostra insegnante piace tantissimo viaggiare e per questo ci ha raccontato mille cose riguardo ai suoi viaggi e alle sue esperienze. Però è stato molto più emozionante sentirle raccontare da lui, un ragazzo sulla trentina, vestito alla buona e pronto a farci rivivere con entusiasmo le sue emozioni.
Era come una favola che ci veniva raccontata, mentre noi ammiravamo le meravigliose fotografie che, nel frattempo, scorrevano ad una ad una sul pannello. La cosa che mi ha molto colpita è stato il fatto che lui, nel traghetto, ha conosciuto una ragazza olandese, Corinne, con la quale, poi, ha proseguito tutto il viaggio, parlando in inglese. Questa è una cosa che noi, terrorizzati come siamo dalla delinquenza, non ci sogneremmo mai di fare, creandoci una valanga di problemi. Qualche volta, invece, bisognerebbe proprio mettersi alla prova, lasciarsi andare, perché, cosa fondamentale che Simone mi ha fatto capire, restando sempre legati alle dicerie e alle paure comuni, non si provano mai esperienze nuove, che fanno maturare e conoscere come sei veramente.
Un’altra cosa che mi ha colpita, è stato il suo spirito di osservazione , la sua voglia di conoscere, e la sua passione, per tutto quello che è scoperta. E pensare che lui a scuola non era bravo! Ha imparato tutto spostandosi e viaggiando di continuo.
Ci ha svelato molte curiosità riguardo all’Islanda, dove è stato per un mese intero; tra le tante cose ci ha detto che lì, a causa dei numerosi terremoti, ci sono pochissimi ponti e molti guadi, che non ha esitato ad attraversare in sella alla sua moto.
Al suono della campanella, che imponeva a Simone di andare, c’è stato un generale mormorio di delusione. Così, dopo averlo ringraziato, approfittando del fatto che non aveva terminato di mostrarci le foto, l’abbiamo l’ abbiamo invitato il sabato successivo.
In quell’occasione, però, per ringraziarlo della sua disponibilità, abbiamo preparato delle torte che gli sono state offerte al termine delle due ore trascorse insieme, e che poi abbiamo assaggiato assieme.
A me piace viaggiare, e giriamo spesso, io e i miei genitori, con il nostro camper, ma credo che partire da soli, senza sapere cosa ti aspetta o senza avere nessuno accanto su cui contare, o con cui poter condividere le proprie emozioni, sia un’esperienza che fa crescere interiormente e soprattutto ti educa a fidarsi di chi si incontra, a non pensare male di qualcuno solo giudicando dall’aspetto, a sentirti quello che sei veramente, senza dover rendere conto a nessuno. Tutto quello che il mondo oggi ci fa credere e pensare, induce a innescare un muro che ci separa, magari, dal meraviglioso, dal fantastico.
Questa è un’esperienza che mi ha fatto capire queste cose, e che mi ha fatto riflettere sul modo in cui oggi viviamo.
Credo proprio che, da grande, tenterò quest’avventura!

domenica, marzo 25, 2007

..siamo come le nostre montagne.



Arrivai a Yerevan in tarda serata, era già buio, e l'impressione che ebbi appena entrato in città fu di trovarmi a Mosca ai tempi di Breznev, uno massiccio spiegamenti di uomini e di mezzi si stava esercitando per la parata, cogestionando l'intera città, che si sarebbe tenuta il giorno dopo in Hanrapetutyan Hraparak -la Piazza della Repubblica- in occasione del 15^ anniversario dell'indipendenza .
Mi ero dimenticato di questo, avevo scordato che quasi tutte le repubbliche che appartenevano alla ex Unione Sovietica avevano ottenuto l'indipendenza più o meno in settembre. Come prevedevo avrei faticato a trovare un alloggio in città per quei giorni ma non mi diedi per vinto ed al terzo tentativo rimediai fortunosamente una stanza allo Hotel Chirac, strapieno di alti ufficiali con il petto ricoperto di medaglie la cui divisa assomigliava più ad un'armatura medievale. Una volta assicurata la stanza cercai di tovare una sistemazione alla moto per i tre giorni seguenti visto che mi sarei mosso a piedi.
Non c'era una ragione precisa ma tirava un'aria che non mi piaceva, troppa gente, troppa confusione, e l'albergo non era dotato di garage. Decisi di sistemarla nelle vicinanze dell'albergo e di scacciare i timori che mi erano sorti, in ogni caso sarebbe andata come doveva andare. Il guardiano che sorvegliava il parcheggio era un dipendente dell'hotel, mentre finivo di sistemare i bagagli che non avrei potrato in camera lo guardai freddamente come per dirgli: "se domani non ci sarà più la moto vedi di non farti trovare nemmeno tu!".
Si avvicino con calma ma con sicurezza, era enorme, spalle larghe e possenti, circa 35 anni e 20 cm più alto di me, il viso fiero con un naso importante come tutti quelli che appartengono alla razza armena. Si presentò tendendomi la mano che io subito porsi con riverenza, era così grande che avvolgeva completamente la mia, una stretta un pò più forte e me l'avrebbe stritolata: il mio nome è Ararat, qui ci sono io, la tua moto è in buone mani- ..mai conosciuto persona più degna di potare quel nome!
All'indomani mi affrettai a cercare l'ambasciata iraniana per pocurarmi un visto e dopo ripetuti tentativi trovai un tassista disposto ad accompagnarmi -stranamente nessuno sapeva dove si trovava- ma Emil, questo era il suo nome, non esitò e mi ci accopmpagnò subito. Ingegnere meccanico, ex insegnante di inglese all'Istituto Superiore di Cultura di Yerevan, da diverso tempo in pensione ma costretto a lavorare per sbarcare il lunario. Si era messo a fare il tassista con un avecchia Lada 1600 -nel 1974 mio padre andò in pensione ma lo stato non si poteva permettere di pagargli anche la pensione di guerra per avere combattuto nella seconda guerra mondiale ed in quella Russo-Finlandese, così gli diedero questa Lada 1600, non avrei mai immaginato a quel tempo che potesse aver servito così tanto anche a me!-. Emil mi accompagnò diligentemente per tutta la mattinata tra ambasciate fotografi e banche e alle 12,30, avendo il tanto sospirato visto iraniano in tasca, era quasi triste nel dovermi lasciare. Gli proposi di stare con me tutto il giorno e di portarmi a vedere tutto quello che gli avrebbe fatto piacere che io vedessi della sua città. Emil sembrò entusiasta della proposta e mi disse che normalmente in una giornata piena di lavoro avrebbe guadagnato 25euro ma che se glie ne davo anche solo 20 per stare con me e portarmi in giro tutto il pomeriggio sarebbe stato comunque un affare. Accettai, e come prima cosa visto che ci apprestavamo ad a visitare una splendida città come Yerevan mi chiese se poteva passare da casa a prendere moglie e figlia per far godere anche a loro una giornata cosi.
Io ne fui lusingato, mi sembrava di essere a far visita ad un parente che non vedevo da tanto tempo. Nell'appartamento di Emil la moglie mi preparò un ricco buffèt di frutta fresca e biscotti -la giornata sarà impegnativa ed è meglio essere in forma- poi si parti all'avventura.
Mi trovavo a mio agio con loro, o meglio non mi sentivo un'intruso, mentre in macchina mi raccontavano della loro vita e delle privazioni subite durante l'epoca sovietica, in effetti si parlava di un passato recente che ancora non aveva rimarginato completamente le ferite, ma la cosa che mi commosse di più fu la visita al memoriale del genocidio armeno.
Conosco la storia della diaspora che ha portato il popolo armeno a disperdersi per il mondo e che costò 1.500.000 vittime, ma non credevo che a distanza di quasi un secolo il dolore fosse ancora così vivo. Emil mi raccontò, con il viso rigato di lacrime che lentamente scendevano fino alle guance, le persecuzioni iniziate nel 1896 l'agonia degli armeni uccisi dal 1915 al 1922 dalle forze dell'allora Impero Ottomanno, le deportazioni forzate di massa, le marce della morte nel deserto siriano, le 12 provincie perdute che arrivavano fino al Lago Van ora terra turca ..mentre mi parlava, delle gigantesche foto appese alle pareti confermavano con coraggio e semplicità le sue parole e una straziante musica si diffondeva su tutto il memoriale attraverso un sistema di altoparlanti.
E' incredibile come negli armeni, nonostante le atrocità subite, non si serbi il rancore per i popoli che li hanno perseguitati.
Usciti sul piazzale antistante Emil si fermò a rendere omaggio sulle tombe dei primi caduti nel conflitto del Nagorno Karabakh, piccola regione attualmente all'interno dell'Azerbaijan ma di popolazione armena che vanamente chiede lindipendenza per annettersi alla madrepatria armena.
Nel 1988, da parte delle forze azere e sovietiche, cominciarono i bombardamenti a tappeto con missili Grad che per 5 lunghi anni costrinsero la popolazione a vivere negli scantinati e sottoterra, risultato: una zona interamente infestata da mine antiuomo che continuano a falciare vittime, altri 30.000 morti e 500.000 pofughi.
Mentre mi parlava pensavo al giorno dopo quando avrei tentato di entrare in quella zona..
-Ma noi siamo come le lostre montagne- mi disse Emil indicandomi l'Ararat, da sempre il simbolo dell'Armenia, che si stagliava fiero e maestoso all'orizzonte, in territorio armeno da sempre e ora 40 km all'interno del confine turco.


Monastero di Tatev, Gola del Vorontan, Armenia del Sud

domenica, ottobre 08, 2006

..turisti



Turista: categoria di persone appartenente alla specie umana di età compresa tra i 30 ed i 60 anni e di origine prevalentemente occidentale che si sposta dal proprio abituale luogo di residenza compiendo dei viaggi senza scopo -se non quello di gozzovigliare e sconvolgere il posto visitato- a mezzo di autobus, navi da crociera o aerei, ammassandosi su precisi posti del pianeta in determinati periodi dell'anno.
Il t. si presenta sotto sembianze umane ma cammina in maniera goffa alternando sorrisi ebeti a sguardi sperduti. Gli esemplari di sesso maschio vestono con pantaloncini corti stretti con una cintura sopra la quale sporge un ventre prominente, calzano scarpe da ginnastica -spesso legate con lacci smisuratamente lunghi- e calzini fino al polpaccio. La maggioranza indossa una maglietta -loro la chiamano T-Shirt- con sovrimpresso il nome della località visitata in precedenza, molti di loro ad esempio hanno visitato l'Hard Rock Cafè di Londra o di Barcellona (..numerose volte ho tentato di individuare queste località sulle mappe ma sempre invano! N.d.A.). Alcuni portano un berrettino da baseball ben calato in testa in maniera da divaricare bene le orecchie. Gli esemplari femmine si differenziano dai maschi per via del copricapo, loro lo preferiscono a larghe tese oppure sfoggiano soltanto un frontalino sostenuto da un elastico, e dal ventre, che invece di sporgere si riversa flaccido sopra la fibbia dei pantaloni. In entrambi i sessi dalla mano penzola una macchina fotografica digitale compatta, solo i più facoltosi e a detto loro "appassionati" ne portano al collo una tradizionale avendo cura che la tracolla sia sistemata nel verso giusto in maniera che ne risulti ben leggibile la marca. I t. si spostano in gruppo o per meglio dire in gregge all'interno del quale sono formate delle coppie ( i t. che viaggiano non in coppia appartengono ad un'altra categoria di quest'ultimi; vedi anche "turista single") e sono accompagnati da una persona , il pastore o anche capogruppo che veste in maniera diversa; pantaloni lunghi al posto di quelli corti e niente cappellino. Il pastore si di differenzia inoltre dai t. potrando una targhetta con le proprie credenziali puntata sul petto (a volte sventola alta anche una bandiera con scritto il nome del gregge per evitare che il gregge segua un altro pastore) e dall'espressione svogliata del suo viso.
Il pastore -a differenza della figura tradizionale del pastore a noi noto- non ha il compito di tosare o mungere il gregge in quanto ci sono altre persone preposte a farlo (queste persone sono chiamate Operatori Turistici ed agiscono in nome e per conto dei Tour Operator) ma soltanto il dovere di tenere il gregge a bada, fare in modo che non si disperda ed accompagnarlo nelle varie tappe del tour dando loro assistenza e rispondendo alle varie ed importanti domande del tipo; ..a che ora arriveremo? ..quante stelle ha il nostro albergo? ..a che ora si mangia? ecc, ecc. Il capogruppo (a volte con l'ausilio di un pastore locale) ha inoltre i dovere di accompagnare la ciurma nei posti di maggiore interesse -quali musei, centri storici, siti archeologici, ecc.- dando loro spiegazioni di cosa stanno vedendo, senza mai fare accenno al perchè. E' in questi momenti che la vicenda assume toni commoventi; i t. disposti a semicerchio in silenzio ed in maniera composta mantengono sempre lo sguardo a terra o comunque assente, travolti da una valanga di date e nomi di strane dinastie che il pastore riversa loro addosso senza un attimo di tregua. I t. allora si sentono smarriti e la situazione che si viene a creare è molto simile a quella della domenica in chiesa mentre il prete salmodia imperterrito la litania. Alcuni studiosi sostengono che è proprio in questi momenti che qualcuno di loro si pone la domanda "..che cazzo ci faccio qui!?" ma poi vagando con la mente in cerca di una improbabile risposta ricordano lo spettacolo folcloristico in programma per la serata e la situazione si sdrammatizza (per maggiori informazioni su questo argomento vedi la lettura "il decadimento di un popolo, dagli indiani d'america ai nomadi del deserto attraverso i masai, ovvero come perdere la propria dignità nel tentativo di divertire un gruppo di imbecilli!") .
Il motivo di tanto peregrinare non vien dato a sapere ai t. ma vien fatto loro credere che compiere questi viaggi sia di estrema importanza in questa nostra epoca al fine di sfogare lo stress accumulato nei mesi di lavoro e per accrescere la loro cultura da poter poi sfoggiare nei salotti serali e nelle occasioni mondane con affermazioni del tipo; "..l'anno scorso ci siamo fatti i caraibi, questanno ci siamo fatti il messico" e così via.
Come prova di questi viaggi i t. acquistano degli oggetti di elevato costo -ma non valore- nel paese ove si recano, tali oggetti sono propriamente detti "souvenir" e sono reperibili su degli appositi "negozi per turisti" (va sottolineato che i proprietari di questi negozi danno un consistente aiuto ai Tour Operator nelle operazioni di mungitura e tosatura del gregge). I souvenir vengono poi esposti nelle abitazioni come soprammobili in maniera che gli eventuali ospiti li possano notare dando modo al t. di elencarne la provenienza.
Altra testimonianza del viaggio compiuto sono le fotografie. Studiosi ed esperti hanno pareri contrastanti riguardo il fatto che nonostante i t. si rechino in viaggio per visitare un paese diverso continuino a fotografare loro stessi, forse la vera ragione di tutto questo va ricecata nel fatto che il t. è totalmente ignaro del posto in cui si trova. A parte questo trascurabile dettaglio, è estremamente interessante osservare il turista nell'atto di farsi fotografare; solitamente si fanno fotografare in coppia avendo cura di nascondere all'obbiettivo le vestigia o le bellezze naturali che li hanno spinti fino a lì, la femmina cerca di tenere una postura dignitosa e si aggiusta l'acconciatura passandosi le mani tra i capelli mentre il maschio combatte nel tentativo di trattenere la pancia entro la circonferenza dei pantaloni e nel contempo assumere un'espressione divertita. Si hanno notizie anche di t. che amano fotografarsi soli, nella maggioranza dei casi è il maschio che fotografa la propria femmina, facendola posare in veneree gesta su rocce ed alture, scutando furtivamente prima di posare l'occhio sul quadrante se i circostanti hanno notato cotanta bellezza.
Elemento indispensabile per la sopravvivenza del t. è la costante circostante presenza del proprio habitat, segni di isterismo collettivo si sono verificati al minimo accenno della mancanza di questo, con comportamenti che sono sfociati poi nella violenza soprattutto nei confronti del pastore.
Aziende collaterali che operano nel settore della mungitura e tosatura hanno messo a punto una serie di circostanze al fine che il t. possa vivere nel proprio habitat anche durante il viaggio, si possa sentire a proprio agio e non abbia sofferenza alcuna, a tali opere è stato dato il nome di "infrastrutture turistiche". Queste sorgono soprattutto a ridosso, se non sopra, le bellezze naturali ed architettoniche e si dividono in: hotel, villaggi e resort. All'interno di queste costruzioni il t. può sentirsi come a casa propria e con le stesse comodità, a dire il vero pochi di loro godono di tali agi nelle proprie dimore ed il fenomeno che ne scaturisce è inversamente proporzionale, ovvero: più la dimora abituale del t. è umile e più il saranno alte le pretese del t. stesso di avere a disposizione lussi e comfort (tra l'altro è lo stesso fenomeno che si verifica ai banchetti matrimoniali; più è scadente la qualità del cibo che l'invitato mangia a casa propria e più sara difficile accontentarlo nelle libagioni, nonostante lo sforzo disperato dei novelli sposi).
L'interno delle infrastrutture turistiche è suddiviso in camere ed è lì che il t. dimorerà durante la sua permanenza. Essendo il t. una persona molto pulita, una volta preso possesso della propria camera, osserva con scrupolo l'eventuale presenza di polvere negli angoli e di acari nel proprio giaciglio prima di coricarsi. La ligia osservanza delle norme igieniche impone inoltre al t. numerose e lunghe doccie giornaliere (si calcola che con l'acqua sprecata in una sola doccia si potrebbero fare il bagno 3 elefanti) coaudiuvate con massicce doccie di detergenti che terminano con la spalmatura su tutto il corpo di balsami ed unguenti (va riconosciuto che quest'ultima pratica pur essendo prettamente femminile sta prendendo abbastanza piede anche nell'ambiente maschile).


Testo integrale tratto da "Dizionario Simone Chieregato"

Ed. "dixemo e robe come che e stà e no smissiemo a merda co a cicoata" Loreo.


..arrivai in Turchia dopo un lungo viaggio che mi aveva portato ad attraversare Georgia Armenia ed Iran, da circa un mese non proferivo una parola nella mia lingua e segretamente nutrivo il desiderio di incontrare qualche turista (meglio ancora se italiano) che mi permettesse di scambiare quattro chiacchiere. Ultima tappa del mio viaggio prima di imbarcarmi nel porto di çesme era Pamukkale. Letteralmente in turco pamukkale significa "castello di cotone" e si fa presto a capire il perchè: l'acqua termale che scaturisce dalle viscere della montagna è ricca di calcio che si deposita lungo la parete rocciosa man mano che l'acqua scorrendo si raffredda. Quel che ne risulta è semplicemente uno spettacolo! Vasche di travertino (il calcio depositato) di un bianco abbacinante a forma di conchiglia, come delle gigantesche acquasantiere piene di acqua tepida. Conosciuto fin dall'antichità, in questo posto i Romani decisero di costruire una stazione termale per sfruttare le proprietà curative dell'acqua, Hierapolis, capace di ospitare 20.000 persone e con un monumentale teatro capace di ospitarne altre 12.000.. il tutto nel pieno rispetto del luogo!
Lo spettacolo che mi attendeva era fantastico, ma quando risalii il crinale da nord per poter sorprendere il luogo in un sol momento nella sua maestosità la delusione fù straziante; le vasche erano asciutte!!!
Un nugolo di turisti guazzava come dei porci in una sola vasca appositamente riempita, prendendosi a gomitate per guadagnare qualche centimetro e potersi immergere, altri si arrampicavano sulle vestigia di Hierapolis cercando il posto ideale per immortalarsi.
Dei pastori aspettavano annoiati accanto alle fauci spalancate degli autobus pronte ad inghiottire i turisti da li a poco per poi ritornare il giorno seguente a vomitarne altri.
Mi avvicinai ad uno di loro con fare minaccioso e quasi urlando gli chiesi (in italiano, ma non me ne resi subito conto) -..e l'acqua?!? ..dov'è l'acqua, le vasche sono vuote?- lentamente il tipo si riprese dallo stato di coma nel quale era caduto durante l'attesa dei bagnanti -l'acqua non c'è più -mi disse- è stata captata per alimentare le infrastrutture turistiche-. Non capivo, tornai a chiedere spiegazioni -ma le foto che si vedono dappertutto con le vasche piene d'acqua?- il pastore fece una smorfia ma senza scomporsi più di tanto -ah, quelle! quelle foto hanno vent'anni, le usano come esca per attirare i turisti-.
Ero affranto, solo in quel momento realizzai che la conversazione si era svolta in italiano, guardai sul parabrezza dei pullman e vidi il nome di un famoso tour operator scritto a caratteri cubitali.
In quel momento fui pervaso da una tristezza enorme, di colpo mi venne in mente l'oasi ed il pameto di Douz in Tunisia le cui palme stanno morendo di sete perchè l'acqua serve ad alimentare gli hotel dove i turisti si faranno le loro doccie giornaliere, pensavo agli atolli del Pacifico e mi chiedevo se ci fosse stato un depuratore nelle fognature dei resort prima di scaricarle a mare.. diedi un'ultimo penoso sguardo al branco di porci nella vasca, ridevano contenti.
Eral'imbrunire, scattai una foto alle vasche asciutte e mi rimisi in sella anche se la stanchezza cominciava a farsi sentire, non mi andava di dormire su quel posto. Se non fosse stato per il giorno dopo che un traghetto mi aspettava per riportarmi in Italia me ne sarei andato lontano, puntando ancora verso l'Iran.

domenica, settembre 03, 2006

..girando l'angolo

Comacchio, Ferrara, Italia.

domenica, luglio 02, 2006

Ouled Soultan


Ksar Ouled Soultan, Tataouin, South East Tunisie

lunedì, giugno 05, 2006

A Great Woman!

..quando incontrai Corinne la prima volta mi ero appena imbarcato sulla nave che dal porto di Bergen in Norvegia mi avrebbe scaricato dopo 2 giorni a Seydisfjiordur in Islanda.
Osservavo quella strana ragazza -alla quale non riuscivo a dare un'età- guardare fuori dall'oblò e fissare un punto preciso nell'infinito. Impiegammo circa 2 ore per uscire con la nave dal fiordo di Bergen -il più lungo della Norvegia- e il paesaggio che si avvicendava negli oblò era fatto di fiabesche casupole adagiate su degli isolotti ed enormi ponti sospesi nel vuoto trattenuti da giganteschi cavi d'acciaio che sembravano -visti a quella distanza- delle pagliuzze invischiate nei fili della tela di un ragno.
Corinne non sembrava di accorgersi di tutto questo e la domanda che mi sorse spontanea fu; cosa sta guardando, a cosa pensa?
Aveva una folta chioma di capelli ricci con delle striature argentee che sembravano dipinte a pastello, gli occhiali con una spessa montatura nera, vestiva con un maglione di lana grezza dei pantaloni verdi in panno e ai piedi dei sandali alla "francescana". Quando, sentendosi osservata, si voltò verso di me mi colse alla sprovvista ed io non ebbi il tempo di fare l'indifferente! Dopo un attimo di esitazione le chiesi se le andava di bere qualcosa e lei per tutta risposta mi disse
-are yuo a biker?
come a voler dire "se non sei un motociclista con te non ci parlo"
-..si sono un motociclista, perchè?
-che moto hai?
mi rincalzò, la conversazione cominciava ad assumere l'aspetto di un interrogatorio nel quale io facevo la parte dell'acccusato
-..quel BMW grigio, l'unico che c'è nel garage..
-Ah! Great bike, let's go to drink!- sbottò, e la tensione si sciolse.
Giuro che per i primi minuti la presi per una svitata, poi però ebbi il piacere di conoscere la persona che si nascondeva dietro a quell'atteggiamento così strano.
Madre di due stupendi ragazzi -che ebbi modo di conoscere in seguito-, moglie di un uomo svitato alla pari sua, ex hostess della KLM, aveva poi lavorato in Kenya ed in Grecia facendo i lavori più disparati, ora faceva la psicologa dopo un breve periodo passato a fare l'antitaccheggio in una grossa catena di supermercati. Viaggiava con una Yamaha XT 500 immatricolata 24 anni prima, la mia prima moto e non me ne sono mai separata mi disse poi, carica come un mulo. Passai la serata a farmi raccontare l'odissea del suo viaggio; aveva rotto 5 raggi (sotto l'Elbtunnel ad Amburgo) a causa dell'asta del freno posteriore che si era spezzata ed infilata di traverso nella ruota. Non si perse d'animo, spinse la moto in salita per i rimanenti 2 km e con pazienza il giorno dopo la rimise in strada. Quell'inconveniente però le fece perdere il traghetto -che aveva frequenza settimanale- così se ne andò a zonzo nella regione del Telemark per quasi una settimana.
Dopo due giorni di navigazione sul cupo e profondo Mar di Norvegia avevamo all'orizzonte la costa orientale dell'Islanda! Scesi a terra, proseguimmo il nostro viaggio insieme, in base alla decisione presa inconsciamente nel momento stesso in cui ci incontrammo -quelle decisioni che non hanno il bisogno di essere discusse in quanto naturale conseguenza dell'incontro tra due persone che sentono di avere molte cose da imparare uno dall'altro-.
Ero fiero di avere una compagna di viaggio, ed orgoglioso, in quanto a mio parere è un privilegio da pochi.
Il giorno seguente fù una prova durissima, fummo costretti a guadare 16 torrenti -alcuni dei quali profondi 70 cm- che la pioggia ininterrotta dal giorno prima aveva notevolmente ingrossato. Corinne se la cavò egregiamente, non cadde neanche una volta (io.. purtroppo si) e solo alla sera quando, dopo 18 ore in sella, trovammo ospitalità in un campo di geologi belga mi confidò che ce l'aveva fatta solo perchè aveva avuto fiducia in me.
..io non ebbi il coraggio di dirle che per me era stata la stessa cosa.


Jokulsàrlon Lagoon

South Iceland

mercoledì, maggio 24, 2006

Tania

..il percorso di ritorno dal Caucaso all'Ucraina richiese più tempo del previsto a causa di un violento temporale che mi accompagnò per diverse centinaia di chilometri, fu per questo che arrivai a Piragovo -un piccolo villaggio pochi km a Sud di Kiev- in tarda serata. Vista l'ora decisi di rimandare la visita al giorno seguente pur sapendo di essere in notevole ritardo sulla tabella di marcia e che la decisione di prolungare la sosta di un giorno ancora mi sarebbe costata due giorni ininterrotti in sella per poter recuperare.
A volte le decisioni azzardate portano a pessimi risultati ma quella volta fui fortunato; il giorno dopo ebbi modo di conoscere Tania. La incontrai seduta a leggere su un banco della scuola che entrai per visitare. Quel giorno era li per aiutare la madre (..una persona molto vicina al direttore, e non mi volle dir di più!) nella gestione di quel quieto villaggio appollaiato su di una collina, diventato da un po di tempo a questa parte un Open Air Museum. Fui entusiasta di trovare dopo tanto tempo una persona che parlava inglese, ma fui ancora più sorpreso di scoprire dopo mezz'ora di conversazione che Tania parlava un'ottimo italiano! Bella e giovanissima, era studente di Architettura all'Università di Kiev e l'italiano lo aveva imparato per diletto e per amore di quel paese, l'Italia, che non aveva mai visitato ma che le sarebbe piaciuto un giorno conoscere. Quel che mi colpì di più in lei fu la profondità delle riflessioni di cui era capace, in occasione delle persone in generale mi disse; le persone è meglio sentirle che conoscerle, il cuore sa oggi quello che la mente potrà capire solo domani.
..rimasi impressionato da quella considerazione, fatta nella mia lingua, da una ragazza ucraina poco più che ventenne!
La visita a quel villaggio fatto di case chiese e mulini costruiti con legno e fango e con il tetto di canna, con le spiegazioni di Tania, divenne una lezione di cultura e umanità. Ci fermammo a lungo a chiacchierare con gli abitanti del posto, curiosi di questo strano ospite che arrivava dall'Italia in motocicletta. Mi chiedevano di intonare qualche canzone in italiano e in cambio offrivano fette di dolci meloni gialli che in quel periodo i loro orti adiacenti alle abitazioni offrivano in abbondanza.
Cantai per loro e fui ricompensato!